DISCORSO di Elisa Bacchiocchi Presidente Anpi Castelfidardo il 25 Aprile 2013 nel Salone degli Stemmi del Comune di Castelfidardo.
Saluto il Sindaco, il mini Sindaco, le autorità, gli iscritti all'Anpi, le associazioni combattentistiche e tutti i cittadini presenti.
È ormai il quarto anno che in qualità di Presidente della sezione ANPI di Castelfidardo, ho l'onore e il grande piacere di intervenire a questa celebrazione.
A differenza di altre realtà, non lontane da qui, ogni anno il 25 aprile a Castelfidardo viene celebrato non in modo sterile e puramente istituzionale ma con grande partecipazione sia da parte dei cittadini che dell'amministrazione.
Già anno scorso gli eventi in programma avevano incuriosito molto i cittadini e mi complimento con l'organizzazione perché anche quest’anno si è riusciti a ripetere con lo stesso impegno gli stessi eventi e non solo. Infatti alle 18 si terrà uno spettacolo di musica e poesia “Orazione civile per la resistenza: La rossa primavera” Reading di Daniele Biacchessi con la Gang e Michele Fusiello (sax).
I mezzi militari che avete visto sulla piazza ricordano gli eserciti tedesco che occupò l'Italia e quello Alleato che lo combatté. Ma vorrei che voi vedeste tra quelle lamiere anche le migliaia di partigiani che senza armi, a volte senza scarpe e vestiti idonei affrontarono il lungo inverno 1944-1945 che portò alla Liberazione delle città occupate dai nazisti e dai fascisti.
Tra gli elmi, le divise, i carri armati ci furono migliaia di ragazzi che decisero di prendere parte a questa lotta di Liberazione e dare il loro fondamentale contributo per la vittoria dell’Italia.
Il 25 aprile dobbiamo ricordarlo è la Festa della Liberazione dal nazi-fascismo.
È importante tramandare ai giovani la storia di questo Paese.
Conoscere il passato deve aiutarci a capire il presente, bisogna tornare a incontrare la Resistenza perché essa è sorgente nella quale ridefinire noi stessi e i nostri doveri nel presente.
Con forza ci opponiamo ad ogni tentativo di rimuovere il ricordo della Liberazione o di annegarla nel mare dell’ignoranza.
Nell'incontro organizzato dall’ANPI con le scolaresche abbiamo potuto constatare che i ragazzi sono consapevoli e ben preparati sulle vicende della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza.
La scuola è un luogo importante per la formazione della coscienza civile e politica dei giovani; a Castelfidardo abbiamo ottimi insegnati sensibili a questi temi, ma non sempre è così.
Assistiamo troppo spesso al tentativo di cancellare il significato della lotta di Liberazione, di negarla, manometterla o falsificarla.
A ciascuno di noi sta il compito di essere vigile e attento affinché la Costituzione, che è il testamento della Resistenza, venga rispettata e applicata nella nostra vita.
Troppo spesso assistiamo a un crescendo di iniziative neofasciste: si dedicano sacrari a Rodolfo Graziani, si collocano statue in stile fascista, si fanno tenere lezioni alla scuola militare ad un fascista come Mario Merlino.
Ciò ci fa indignare e ci impone di reagire a questo nuovo fascismo crescente.
La nostra Costituzione è una Costituzione compiutamente antifascista, scritta da antifascisti ma non con lo scopo di vendicarsi, tutt'altro.
La Costituzione della Repubblica Italiana rovescia completamente le categorie che caratterizzano il fascismo.
Come il fascismo assumeva la discriminazione come categoria fondante, così la Costituzione assume l’uguaglianza e l’universalità dei diritti dell’uomo come fondamento dell’ordinamento.
Come il fascismo aveva soppresso il pluralismo, così la Costituzione fonda la struttura istituzionale sulla divisione dei poteri.
Come il fascismo aveva aggredito le libertà individuali così la Costituzione le ripristina.
Come il fascismo aveva celebrato la politica di potenza, così la Costituzione ripudia la guerra.
L’antifascismo nella Costituzione non sta nella XII disposizione transitoria e finale che vieta la riorganizzazione del partito fascista ma sta nei fondamenti e nell’architettura del sistema.
Mi associo a Fabio Fazio quando, intervistando il presidente nazionale ANPI Carlo Smuraglia, afferma che parlare di Marcia su Roma è offensivo e inaccettabile perché contro quel linguaggio i partigiani hanno dato la loro vita.
Grazie al sacrificio di migliaia di giovani il nostro Paese, brutalmente diviso dopo l'8 settembre 1943 in due parti, ha potuto liberarsi dall’occupazione tedesca e dal fascismo.
Il 25 aprile non è solo la Festa della Liberazione ma anche della riunificazione.
Abbiamo bisogno di attingere alla lezione di unità nazionale che ci viene dalla Resistenza per ricordare ai giovani la storia d'Italia ma non solo a loro, bisogna ricordarlo a tutti coloro che vogliono dividere l'Italia.
I partigiani ebbero un ruolo fondamentale per giungere alla Liberazione del 25 aprile 1945. Troppo spesso però si parla di partigiani utilizzando il genere maschile, dimenticando che numerose furono le donne arruolate nelle fila della Resistenza.
Ma molte di più furono le donne che parteciparono alla lotta di liberazione nel ruolo di appoggio assistenziale alla Resistenza.
Furono staffette, portaordini, infermiere, medichesse, vivandiere, sarte.
Diffusero la stampa clandestina, trasportarono cartucce ed esplosivi, si presero cura dei feriti, seppellirono i morti. Procurarono cibo e vestiti ai partigiani, trovarono rifugi sicuri nelle case.
La funzione delle donne è stata meno appariscente ma non meno essenziale.
Mi piace citare Ferruccio Parri il quale afferma che le donne sono la Resistenza dei resistenti.
La donna, che nel periodo fascista viene relegata a ruolo subalterno, riscatta, con il suo partecipare attivamente alla Liberazione, la sua condizione.
Con il diritto di voto questo processo di identità matura il suo corso.
Solo con la Costituzione Repubblicana viene affermata l’uguaglianza nei diritti del lavoro e nella famiglia.
Durante la Resistenza le donne danno vita ai Gruppi di Difesa della Donna: senza discriminazione sociale e politica , le donna organizzavano scioperi, creavano una rete di assistenza alle famiglie dei deportati, dei carcerati o dei caduti; propagandavano la Resistenza; sabotavano le fabbriche dove si costruivano oggetti per la guerra.
Fondatrice del GDD, staffetta, antifascista, inventrice della mimosa come simbolo della festa della donna dell’8 marzo, eletta all’Assemblea Costituente a 25 anni, Teresa Mattei è stata una di queste donne.
È per questa madre della Costituzione, in particolare dell’articolo 3 sul tema dell’uguaglianza, che ci ha lasciati il 12 marzo scorso, che chiedo a tutti i presenti di fare un grande applauso.
Per ricordare tutte le donne che come Teresa Mattei presero parte alla Resistenza, noi dell’ANPI vorremmo fare una proposta a questa amministrazione e cioè quella di intitolare una via della nostra città a le donne partigiane, vorremmo che fosse intitolate “via delle donne partigiane”.
Queste donne fecero una scelta, non semplice, si distinsero dalla massa che il fascismo per vent'anni rese informe; proclamarono la loro individualità ed identità di cittadine responsabili delle proprie decisioni e in grado di assumerle.
Concludo dicendo che è proprio a questo impegno politico da praticare quotidianamente che ognuno di noi deve guardare. Le vicende presenti dimostrano come non dobbiamo lasciare agli altri il lavoro delicato e importante che è quello di prendersi cura di noi stessi e del nostro futuro.
L'impegno politico necessita fatica e dedizione, competenze e passione per la cosa pubblica; però la libertà è come l'aria e ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.
Sulla libertà bisogna vigilare dando il proprio contributo alla politica.
Ed è questo il compito dell’ANPI, di non schierarsi con nessun partito ma di partecipare attivamente alla vita politica del paese affinché ogni cittadino si senta libero, libero di scegliere tra maternità e lavoro, libero di scegliere tra salute e lavoro, libero di scegliere tra famiglia e lavoro.
Non a caso il primo articolo della Costituzione recita l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
I costituenti ebbero subito chiaro il ruolo che il lavoro avrebbe svolto nella società , ritorniamo quindi alla Costituzione per riappropriarci dei valori fondanti la convivenza democratica e per i quali molti giovani sono morti.
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